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2003 - Le Serve

Due serve amano e odiano la loro padrona. Durante le assenze della “Signora” danno luogo ad una “rappresentazione rituale” in cui imitano l’oggetto della loro venerazione cercandone il sacrificio estremo. Solange e Claire sono sorelle e intercorre fra loro una trama affettiva maniacale in cui hanno coinvolto la loro padrona e, in questo triangolo, non c’è posto per l’amante di quest’ultima. Tramite lettere anonime, le sorelle denunciano il “Signore” , che viene arrestato ma rilasciato in breve tempo. Per paura d’essere scoperte, le serve rafforzano sempre più la loro brama di sopprimere la “Signora”. Il tentativo fallisce ma il delirante “gioco – cerimonia” delle sorelle trova fine solo col suicidio di una delle due.

E’ una pièce che l’autore ha sempre voluta interpretata da giovani attori uomini. A Genet non importava scrivere su un mondo femminile, la cosa non lo riguardava e, tantomeno, gli interessava. Ciò che egli voleva era la massima realizzazione scenica dove l’essere si tramutasse in apparenza e l’apparenza in essere. Riteneva impossibile che interpreti donne potessero essere femminilità senza femmina. Più che Teatro dell’Assurdo, quello di Genet, è Teatro della IRREALIZZAZIONE perché  tutto deve essere falso e artefatto. Ci siamo permesse di non seguire l’indicazione principale e abbiamo cercato, da donne, l’apparenza della femminilità. Impresa ardua e molto sofferta che ha trovato nido in un aspetto che la pièce propone: la morbosità dei rapporti. In questi personaggi, che  esistono solo  perché creati dall’altro in una catena circolare di atti generativi, (le serve esistono perché create dalla padrona che esiste perché il servilismo delle serve la rendono tale) i rapporti sono completamente dipendenti, osmotici e claustrofobici. Da questi sentimenti ossessivi abbiamo dato inizio al nostro lavoro, cercando di allontanarci il meno possibile dagli intenti metaforici dell’autore.

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